IL MAGGIO DEI LIBRI

Intervista alla scrittrice Cristina Amato per il suo libro d’esordio “Ogni tanto mi tolgo gli occhiali”.
"Essere scrittori non è semplice come sembra , ciò che vediamo impresso nei libri è il loro sogno realizzato, ma ancor prima, dinanzi a tante pagine bianche, scrivere un libro diventa un’impresa non facile: creare un mondo riempiendo un vuoto… Ma lei ci è riuscita!"

E’ risaputo che Maggio è il mese del libro, il mese in cui sboccia, assieme alla primavera, la voglia di leggere. In tutta Italia vengono organizzati eventi per invogliare alla lettura, come le passeggiate letterarie a Roma e il Salone internazionale del libro a Torino. Anche noi del giornalino scolastico vogliamo rendere omaggio alle amate carte, abbiamo deciso di intervistare una scrittrice esordiente. Essere scrittori non è semplice come sembra , ciò che vediamo impresso nei libri è il loro sogno realizzato, ma ancor prima, dinanzi a tante pagine bianche, scrivere un libro diventa un’impresa non facile: creare un mondo riempiendo un vuoto… Ma lei ci è riuscita!

Cristina Amato vive a Catania e ha 34 anni. Il suo libro d’esordio è “Ogni tanto mi tolgo gli occhiali”. È il suo unico romanzo ad oggi (anche se i lettori del suo blog sanno che una nuova storia è in fase di stesura) e conta mille copie vendute. L’autrice ci descrive l’avventura di Alice, una donna che spesso vede spuntare un surreale Bianconiglio pronto a ossessionarla e a rimproverarla per il suo essere sempre in ritardo. Perché è il tempo perso il primo nemico di chi, a quasi trent'anni, non ha ancora trovato la dolce metà. Ma la vita della zitella che vive nel paese delle meraviglie cambia improvvisamente quando il suo capo le concede un indesiderato permesso. Alice si trova così costretta a vagare tra le vie cittadine addobbate di cuori rossi e non sa ancora che quel giorno le sconvolgerà la vita. Ringraziamo Cristina per averci concesso l’intervista, a lei piace moltissimo restare in contatto con i suoi lettori e scrive spesso nella sue pagine Facebook Fogli Sparsi e Cristina Amato Scrittrice che vi invitiamo a visitare. Intanto voglio ringraziarvi, non solo per questa intervista ma anche per questa brillante iniziativa dedicata al mese del libro.

Parliamo un momento dei tuoi 12mila fans su Facebook. Cosa provi quando si complimentano con te, ti appoggiano e ti mandano le loro foto con il tuo libro? Eri sicura che saresti arrivata a tanto successo fin dall’inizio?
Dodicimila fan sono tantissimi, no non ci avrei mai creduto di arrivare a tanto. Fogli sparsi per me è un’emozione continua, perché spesso sono proprio i fan della pagina a sostenermi e a regalarmi le loro storie affinché io possa lasciarne traccia. Credo che la bellezza della scrittura risieda nella condivisione, nel sapere che qualcuno ti sta leggendo e sta sbirciando in una parte di mondo: il tuo mondo. No, non credevo in questo successo e credo che sia solo merito di chi nutre un amore disinteressato nei confronti delle parole: quelle vere, appassionate, malinconiche, spietate, quelle che creano le storie, che fermano gli istanti, che magicamente fanno rivivere i momenti. Ringrazio di cuore i miei fan, sempre.

A quale età ti sei avvicinata alla scrittura? E’ stato il sogno della tua vita oppure un caso fortuito?
La scrittura fa parte di me, da sempre. Da piccola mi rapivano le storie. Amavo ascoltare la gente raccontare. Durante le vacanze fingevo di essere una scrittrice, con la cara vecchia macchina da scrivere che, anni prima, mio nonno mi aveva lasciato. Non posso dare una data che ricolleghi me alla scrittura, credo che siamo legate da una magia atemporale La scrittura non è il mio sogno, la scrittura è sogno; è la capacità di trasformare la realtà, di accarezzarla e disegnarla.

Nel tuo romanzo ci sono numerosi riferimenti alla storia di Alice nel paese delle meraviglie (Bianconiglio, tempo tiranno, il nome della protagonista), perché hai tratto ispirazione dalla famosa storia?
Quando ho iniziato a scrivere colui che m’incuriosiva era il Bianconiglio. Ossessionato dal tempo come me, sempre di fretta, sempre angosciato dal passare delle ore e dei giorni. Ed è così che pensando a Bianco (scusate, io lo chiamo così, abbiamo una certa confidenza) ho deciso di chiamare la protagonista Alice. Il mondo delle meraviglie poi ha giocato un ruolo fondamentale. “Fogli sparsi” è un contenitore che cerca di esplorare il mondo interiore delle emozioni: un mondo di meraviglie, appunto.

In che modo hai costruito il tuo romanzo, quali passi hai compiuto per arrivare alla stesura finale?
Nel 2008 facevo un lavoro che mi costringeva a diverse ore di apatia; soprattutto durante la pausa pranzo, decisi di occuparle al meglio e iniziai a scrivere dei micro racconti. Una cara amica e collega, Rosanna, ascoltandomi leggere alcuni brani mi ha detto “Cri ma questi non sono racconti slegati, questo è un libro”. Da lì ho iniziato a guardare i racconti in maniera diversa, e sentivo l’esigenza di dare un’identità precisa alla protagonista, Alice. Per un anno e mezzo l’ho però rimessa a tacere. Nel 2010 è stata Alice stessa a chiedermi di prendere vita. Mi sono lanciata in un lavoro matto e disperato: la sera, durante l’estate, la notte. Ma che meraviglia. Leggevo e rileggevo i capitolo mille volte avevo sempre paura di sbagliare qualcosa, di non riuscire di esprimere al meglio il mondo che nel frattempo era già ben finito nella mia testa. La musica in quelle sere è stata un’ottima compagna di viaggio, i ricordi tutti degli amori veri che mi hanno permesso di colorare la realtà.

Che cosa hai provato quando hai terminato Ogni tanto mi tolgo gli occhiali? E adesso che hai iniziato un nuovo libro che cosa stai provando? Inizialmente non mi era molto chiaro. Mi sono sentita sospesa tra la fatica del cammino e l’emozione della meta. Riguardo una e mille volte la copertina, e mi dico “c’è il mio nome”. Scorro le pagine e inizio a perdermi tra gli istanti che hanno scandito la realizzazione del libro. Ogni momento ha una storia diversa. Forse l’ho capito il giorno della presentazione, ho sfiorato l’essenza pura della felicità: un sorriso partito da dentro, il cuore accelerato, una stupenda sensazione di leggerezza. E la lacrimuccia anch’essa sospesa: di gioia! Il libro che sto scrivendo adesso, a differenza del primo, è un libro più maturo. Abbandono per sempre la prima persona, per lanciarmi in un libro alla terza persona. Scrivo quando posso, in macchina, quando sono in attesa di qualcuno, in pausa pranzo nel mio ufficio, di notte. Provo sempre un senso di estraniamento da tutto, quando penso al mio futuro libro entro in un mondo tutto mio, le scene si susseguono tutte nella mia mente e sto cercando di rendere loro onore su carta. Passerà un po’ di tempo ma sono sicura che potrò dire, anche questa volta: “ne è valsa la pena”. La scrittura è la mia compagnia di viaggio e quando sono con lei mi sento al sicuro.

Quale rapporto dovrebbe avere, secondo te, uno scrittore con la lettura e la letteratura?

Uno scrittore è in primo luogo lettore, lo deve essere sempre. La letteratura e la sua casa e solo partendo da quella può pensare di scrivere e di dare vita al proprio mondo interiore.